tag:blogger.com,1999:blog-12664140741185911272024-03-05T19:45:00.331-08:00Bwindi Light MasksLight art by Richi FerreroAnonymoushttp://www.blogger.com/profile/04989949135754231881noreply@blogger.comBlogger3125tag:blogger.com,1999:blog-1266414074118591127.post-40125519508079313172014-05-09T08:05:00.000-07:002014-05-09T08:07:28.094-07:00un rito di luce fatto di dolci inquietudini<div style="margin-bottom: 0.42cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguAz1ahH81Ijkxa5wrm4Rq2F3GZsFk4kfivs6qMhnyllMYY0IO9LJ8wySee_7nxc8F7HuTcCAmqunt24BE2FPa7UTSAzfAPUJqyqCrQSNbkTEdFrkfEt6-2MmkckPBIFu8upI1GSUAFWY/s1600/Bwindi_05_16.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguAz1ahH81Ijkxa5wrm4Rq2F3GZsFk4kfivs6qMhnyllMYY0IO9LJ8wySee_7nxc8F7HuTcCAmqunt24BE2FPa7UTSAzfAPUJqyqCrQSNbkTEdFrkfEt6-2MmkckPBIFu8upI1GSUAFWY/s1600/Bwindi_05_16.jpg" height="400" width="266" /></a>"L’istallazione è un esempio di
artigianato tecnologico, basato sulla conoscenza tecnica degli
effetti visivi della luce, pittorici ed espressivi. Uomo di teatro
(-<i>urbano</i>) e instancabile viaggiatore, l’artista torinese
non è nuovo alla ricerca sulla percettibilità dell’opera d’arte
luminosa: dal gigantismo degli interventi in luoghi pubblici (<i>Gru</i>
e<i> Bus d’artista</i> a Porta Palazzo per Luci d’Artista 1996,
illuminazioni monumentali per il forte di Exilles e per Torino
Olimpica) a quelli più delicati e intimi in galleria (<i>Luce Nera
</i>2009 alla Gagliardi Art System). Nel 1996, in occasione della
<i>Conferenza Intergovernativa dei Paesi aderenti all’Unione
Europea</i>, Ferrero aveva “ridipinto” con la luce l’intera
Piazza Palazzo di Città, trasformando gli edifici in quadri, questi
in suono e la musica in canto: il <i>Concert para voices und colori</i>
è stato un gioco di sinestesie su grande scala senza soluzione di
continuità tra architettura e immagine proiettata, colore e suono,
visione e ascolto, sui cui rapporti Ferrero continua a
lavorare.<br />
Materia prima e mezzo di queste oper-<i>azioni
</i>è un “<i>linguaggio non linguaggio, fatto di suoni, toni e
cadenze privi di significato semantico, ma di immediata comprensione
percettiva; un rapporto intimo, fondato su livelli di comunicazione
limitati alla sfera preconscia</i>”. Nello spazio raccolto e in
penombra Ferrero porta in scena l’atmosfera
antica del rito con 40 maschere africane, un software e un’
impianto in RGB; egli stesso lo definisce “<i>un rito di luce
fatto di dolci inquietudini, che ho trovato nei miei viaggi</i>”.
Infatti la danza della luce è accompagnata da suoni bivocali e
gutturali, che richiamano i canti armonici tipici della tradizione
sciamanica della Repubblica Popolare di Tuva, al confine con la
Mongolia. L’aspetto più interessante di questa ritualità senza
tempo è proprio nel legame tra suono e luce, spesso presente nelle
culture antiche più evolute (come appunto quella di Tuva), dove il
senso della performance shamanica è dato dal farsi sostanza del
suono, che a sua volta richiama la luce divina per stabilire un
contatto tra questa e la comunità. Analogamente ci sembra che il
senso dell’installazione<i> – rito serale</i> di Richi Ferrero
consista proprio in una sorta di “auscultazione”: attraverso il
coinvolgimento psicofisico e l’affiorare degli archetipi
antropologici universali, ognuno può ricondurre questa musica
atavica ad un sentire intimo e in qualche modo pregresso. D’altronde
questi suoni stimolano diverse aree della corteccia celebrale e
rallentano il continuo lavorio mentale, provocando un rilassamento
delle funzioni vitali e una rigenerazione del corpo. Questa
condizione fisiologica nota anche come "punto di arresto"
rende possibile il contatto tra la comunità e il grande suono della
natura, poiché la struttura acustica dei suoni armonici corrisponde
alla sequenza numerica di Fibonacci, ergo si basa sul rapporto aureo
tra un numero e quello che lo precede, rapporto presente in molte
forme della natura così come nelle proporzioni del corpo umano."</div>
<div style="margin-bottom: 0.42cm;">
ArsKey Magazine, Annalisa Pellino 2010</div>
<div style="margin-bottom: 0.42cm;">
<br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/04989949135754231881noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1266414074118591127.post-87371686844273878552014-05-09T05:40:00.001-07:002017-02-03T08:16:05.162-08:00I canti dei Tuva e le voci Bulgare<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<br /><iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/CCruCXZD0pU/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/CCruCXZD0pU?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
Il brano musicale LEGEND eseguito da The Bulgarian Voices, Angelite & Huun-Huur-Tu<i> </i>elemento fondamentale d<i>e</i>ll'opera<i>, </i>è il frutto di un'interessante esperimento musicale:<i> </i><br />
<i>Nel 1990 si scopre che i bulgari e il popolo Tuva hanno radici in comune: abitavano entrambi l’Asia centrale. In seguito alle grandi migrazioni che risalgono a più di 1500 anni fa, il popolo Tuva si divide in due gruppi: uno si stabilisce nell’odierna Bulgaria, l’altro in quella che oggi è la Repubblica Tuva. Con il tempo il popolo bulgaro viene assimilato agli slavi dei Balcani, i Tuva alle tribù mongole e la musica di entrambi i gruppi si evolve in modo autonomomantenendo una radice comune. Il musicista jazz ucraino Michail Alperin ha avuto l'idea originale di mettere insieme, dopo più di mille anni, i canti bulgari del Coro Angelite con i vocalizzi Tuva del gruppo Huun-Huur-Tu. Il risultato è straordinario, una meditazione vocale sulla più alta spiritualità profondamente radicata in più di 1000 anni di storia. - Bruno Deschênes</i><br />
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/04989949135754231881noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1266414074118591127.post-56896760285042995842014-05-07T08:27:00.004-07:002014-05-07T13:17:05.160-07:00dal cuore più remoto dell'Africa nera<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOojzbfm1cqaoG5mjPfTOmTXIr7rjnXe-DfkxfVHvupYiMLFgmlUt4bCZDGMFBgBBUWOTbiHnw0MFcV3f-qiznrkj41sJPjdVKd_n8mxwtYpMo5ZtzbZXDXna7wYCinUDaq3S0DKv1N44/s1600/schizzo-maschera.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOojzbfm1cqaoG5mjPfTOmTXIr7rjnXe-DfkxfVHvupYiMLFgmlUt4bCZDGMFBgBBUWOTbiHnw0MFcV3f-qiznrkj41sJPjdVKd_n8mxwtYpMo5ZtzbZXDXna7wYCinUDaq3S0DKv1N44/s1600/schizzo-maschera.jpg" height="320" width="222" /></a>Tutto ha origine da un ricordo di viaggio, una maschera in legno proveniente dal Bwindi National Park, una foresta inestricabile situata nel cuore più remoto dell’Africa nera, luogo inaccessibile dove vivono gli ultimi gorilla di montagna.<br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCDdAdxZtFaUW4RqHIgNdhXDL-fy-hW3TKHZ6uP_k-FSJbo7e_jpSTbZ5fqsRSkBtPByqlpK6nu0edCx5xE9i4YeNFHwju22trFoQkheZNtkFF4rLEdMAw53DWvutcZawD7cPwJ8QZdi8/s1600/schizzo+pedana+%252B+maschereB+copia.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCDdAdxZtFaUW4RqHIgNdhXDL-fy-hW3TKHZ6uP_k-FSJbo7e_jpSTbZ5fqsRSkBtPByqlpK6nu0edCx5xE9i4YeNFHwju22trFoQkheZNtkFF4rLEdMAw53DWvutcZawD7cPwJ8QZdi8/s1600/schizzo+pedana+%252B+maschereB+copia.jpg" height="225" width="320" /></a><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/04989949135754231881noreply@blogger.com