un rito di luce fatto di dolci inquietudini

"L’istallazione è un esempio di artigianato tecnologico, basato sulla conoscenza tecnica degli effetti visivi della luce, pittorici ed espressivi. Uomo di teatro (-urbano) e instancabile viaggiatore, l’artista torinese non è nuovo alla ricerca sulla percettibilità dell’opera d’arte luminosa: dal gigantismo degli interventi in luoghi pubblici (Gru e Bus d’artista a Porta Palazzo per Luci d’Artista 1996, illuminazioni monumentali per il forte di Exilles e per Torino Olimpica) a quelli più delicati e intimi in galleria (Luce Nera 2009 alla Gagliardi Art System). Nel 1996, in occasione della Conferenza Intergovernativa dei Paesi aderenti all’Unione Europea, Ferrero aveva “ridipinto” con la luce l’intera Piazza Palazzo di Città, trasformando gli edifici in quadri, questi in suono e la musica in canto: il Concert para voices und colori è stato un gioco di sinestesie su grande scala senza soluzione di continuità tra architettura e immagine proiettata, colore e suono, visione e ascolto, sui cui rapporti Ferrero continua a lavorare.
Materia prima e mezzo di queste oper-azioni è un “linguaggio non linguaggio, fatto di suoni, toni e cadenze privi di significato semantico, ma di immediata comprensione percettiva; un rapporto intimo, fondato su livelli di comunicazione limitati alla sfera preconscia”. Nello spazio raccolto e in penombra  Ferrero porta in scena l’atmosfera antica del rito con 40 maschere africane, un software e un’ impianto in RGB; egli stesso lo definisce “un rito di luce fatto di dolci inquietudini, che ho trovato nei miei viaggi”. Infatti la danza della luce è accompagnata da suoni bivocali e gutturali, che richiamano i canti armonici tipici della tradizione sciamanica della Repubblica Popolare di Tuva, al confine con la Mongolia. L’aspetto più interessante di questa ritualità senza tempo è proprio nel legame tra suono e luce, spesso presente nelle culture antiche più evolute (come appunto quella di Tuva), dove il senso della performance shamanica è dato dal farsi sostanza del suono, che a sua volta richiama la luce divina per stabilire un contatto tra questa e la comunità. Analogamente ci sembra che il senso dell’installazione – rito serale di Richi Ferrero consista proprio in una sorta di “auscultazione”: attraverso il coinvolgimento psicofisico e l’affiorare degli archetipi antropologici universali, ognuno può ricondurre questa musica atavica ad un sentire intimo e in qualche modo pregresso. D’altronde questi suoni stimolano diverse aree della corteccia celebrale e rallentano il continuo lavorio mentale, provocando un rilassamento delle funzioni vitali e una rigenerazione del corpo. Questa condizione fisiologica nota anche come "punto di arresto" rende possibile il contatto tra la comunità e il grande suono della natura, poiché la struttura acustica dei suoni armonici corrisponde alla sequenza numerica di Fibonacci, ergo si basa sul rapporto aureo tra un numero e quello che lo precede, rapporto presente in molte forme della natura così come nelle proporzioni del corpo umano."
 ArsKey Magazine, Annalisa Pellino 2010